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Il Decreto Coesione e l’Implementazione del 5G in Italia: Critiche e Controversie

Il Decreto Coesione e l’Implementazione del 5G in Italia: Critiche e Controversie

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Il recente decreto Coesione ha suscitato un acceso dibattito in Italia, specialmente dopo l’approvazione di un emendamento proposto da Fratelli d’Italia. Questo emendamento mira ad accelerare la diffusione del 5G nel paese, alimentato dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per un totale di 1,07 miliardi di euro. Tuttavia, la misura ha incontrato una forte opposizione da parte degli ambientalisti e delle amministrazioni locali.

Un’arma per il 5G: Il Decreto Coesione

Il decreto Coesione è stato approvato con l’intento di rimuovere gli ostacoli che finora hanno rallentato l’implementazione delle reti 5G in Italia. Uno dei punti principali del decreto è la possibilità di installare impianti 5G nelle cosiddette “aree bianche” (zone a fallimento di mercato) anche in deroga ai regolamenti comunali. Questa misura è ritenuta necessaria per rispettare gli obiettivi del Piano Italia 5G, che prevede una copertura con servizi 5G di almeno 150 Mbit/s in download e 30 Mbit/s in upload entro giugno 2026, come parte del PNRR.

Circa il 25% dei comuni italiani ha finora opposto resistenza all’installazione di nuove torri 5G, rallentando significativamente il progresso del piano. Il decreto impone inoltre alle amministrazioni titolari di programmi di coesione di inviare relazioni semestrali sullo stato di avanzamento degli interventi prioritari, tra cui appunto il Piano Italia 5G.

Le Critiche di Legambiente

Legambiente, una delle principali organizzazioni ambientaliste italiane, ha espresso forti critiche all’emendamento sul 5G contenuto nel decreto Coesione. Le principali preoccupazioni sollevate includono:

  1. Bypass del ruolo delle amministrazioni comunali: L’emendamento permette di aggirare il ruolo delle amministrazioni locali nella pianificazione delle installazioni, riducendo significativamente il loro potere decisionale. Questo potrebbe compromettere la capacità dei comuni di gestire la localizzazione degli impianti in modo da minimizzare l’esposizione elettromagnetica e rispettare il principio di precauzione.
  2. Riduzione del potere delle amministrazioni locali: Il decreto limita la possibilità per le amministrazioni locali di pianificare e programmare le installazioni degli impianti, centralizzando le decisioni a livello governativo e sottraendo autonomia ai comuni.
  3. Esasperazione degli animi e dei territori: Legambiente avverte che questo tipo di interventi normativi potrebbe esasperare ulteriormente le tensioni nei territori, che si sentirebbero esclusi dalle decisioni governative imposte dall’alto senza un adeguato processo democratico e partecipativo.
  4. Limiti di esposizione elettromagnetica: L’associazione ambientalista auspica che il Parlamento riveda i limiti di esposizione elettromagnetica, proponendo un ritorno al limite di 6 V/m, considerato più cautelativo dalla comunità scientifica.
  5. Mancanza di partecipazione democratica: Legambiente critica la modalità non democratica e non partecipativa con cui vengono imposte le scelte governative, escludendo i territori e le amministrazioni locali dal processo decisionale.

Il decreto Coesione rappresenta un passo significativo verso l’accelerazione dell’implementazione delle reti 5G in Italia, ma ha sollevato preoccupazioni importanti riguardo alla centralizzazione delle decisioni e alla riduzione del ruolo delle amministrazioni locali. Le critiche mosse da Legambiente evidenziano la necessità di un approccio più partecipativo e cautelativo nella gestione dell’elettrosmog e nell’implementazione delle nuove tecnologie. In un contesto di crescente attenzione all’impatto ambientale e alla salute pubblica, è fondamentale bilanciare l’innovazione tecnologica con la protezione delle comunità locali e dell’ambiente.

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