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L’esposizione prolungata ai campi elettromagnetici generati da dispositivi come cellulari, Wi-Fi, elettrodotti e radio può avere effetti negativi sulla salute.

Il governo Meloni punta a semplificare l’installazione delle antenne 5G, a discapito della salute pubblica e dell’ambiente

Il governo Meloni punta a semplificare l’installazione delle antenne 5G, a discapito della salute pubblica e dell’ambiente

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Il governo guidato da Giorgia Meloni ha approvato un emendamento al disegno di legge Concorrenza che prevede l’abbattimento dei controlli delle ARPA regionali, dei regolamenti municipali e dei vincoli ambientali per l’installazione di antenne 5G.

Questa decisione è stata fortemente criticata da parte di medici, scienziati e associazioni ambientaliste, che la considerano un grave rischio per la salute pubblica e l’ambiente.

I CEMRF, o campi elettromagnetici a radiofrequenza, sono onde elettromagnetiche emesse da una serie di dispositivi, tra cui telefoni cellulari, antenne, ripetitori e forni a microonde.

La scusa è quella di accelerare i tempi nella semplificazione burocratica della posa di nuovi impianti di telecomunicazione che, con il wireless, emettono possibili agenti cancerogeni nell’aria. Niente più restrizioni, deroghe al controllo delle agenzie regionali per la protezione ambientale, addio ai regolamenti comunali, addio ai Piani per la localizzazione delle antenne (quelli che individuano siti sensibili come scuole, ospedali, case di cura). Insomma, semplificazione massima delle procedure come una vera e propria deregolamentazione legittimata, l’assalto finale ai territori di un Paese venduto nell’ambiente pubblico e nel proprio territorio: dopo aver aumentato i livelli di esposizione per la popolazione, ora si aumentano le antenne e i ripetitori, ovunque, mentre con Starlink Elon Musk – in trattativa con Open Fiber e Governo – sta pianificando l’assalto dal cielo per saturarci di radiofrequenze 5G sopra le nostre teste.

Una mossa particolarmente insidiosa, quella dell’ennesimo provvedimento legislativo, visto che entro la fine di Aprile proprio Regioni e Comuni saranno chiamati ad esprimersi sulla legge che regola l’elettrosmog. Ma a quanto pare, evidentemente in una situazione di potere stabile tra opposizione assente, maggioranza parlamentare accomodante e amministrazioni poco combattive e incisive, il Governo Meloni dimostra apertamente di non temere affatto l’eventuale opposizione degli enti locali, anzi, e con questo ulteriore provvedimento esclusivamente a favore delle richieste della lobby del 5G, se ancora ce ne fosse bisogno, chiarisce in modo inequivocabile di volersi assumere una grave responsabilità politica nella depredazione dei territori, ignorando vincoli ambientali, paesaggistici e appelli sanitari per la prevenzione del danno.

Studi scientifici hanno dimostrato che l’esposizione ai CEMRF è associata a una serie di effetti avversi sulla salute, tra cui:

  • Cancro: numerosi studi hanno dimostrato che l’esposizione ai CEMRF è un fattore di rischio per lo sviluppo di tumori del sistema nervoso centrale e periferico, come il glioma, il meningioma e il linfoma non-Hodgkin.
  • Problemi riproduttivi: l’esposizione ai CEMRF durante la gravidanza può essere associata a un aumento del rischio di aborto spontaneo, nascite premature e basso peso alla nascita. Inoltre, l’esposizione ai CEMRF può danneggiare la qualità dello sperma e ridurre la fertilità maschile.
  • Problemi neurologici: l’esposizione ai CEMRF può essere associata a una serie di problemi neurologici, come la demenza, la depressione e i disturbi del sonno.

In particolare, i bambini e gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili agli effetti dei CEMRF.

I bambini sono più sensibili agli effetti dei CEMRF perché la loro pelle è più sottile e il loro sistema nervoso è ancora in via di sviluppo.

Gli adolescenti sono anche più vulnerabili perché sono in fase di crescita e sviluppo.

L’abbattimento dei controlli per l’installazione delle antenne 5G consentirebbe di esporre la popolazione a livelli di CEMRF più elevati, aumentando il rischio di sviluppare i gravi effetti avversi sulla salute sopra citati.

Inoltre, l’abbattimento dei controlli sarebbe un colpo alla tutela dell’ambiente.

Le antenne 5G emettono calore, che può avere un impatto negativo sulla fauna e la flora. Inoltre, le antenne 5G possono essere fonte di interferenze con i sistemi di comunicazione e navigazione.

Il governo Meloni dovrebbe rivedere la propria decisione e adottare misure concrete per proteggere la salute pubblica e l’ambiente.

Ecco alcune proposte concrete che il governo potrebbe adottare:

  • Mantenere i controlli delle ARPA regionali, dei regolamenti municipali e dei vincoli ambientali per l’installazione di antenne 5G.
  • Promuovere la ricerca scientifica sugli effetti dei CEMRF sulla salute.
  • Sviluppare tecnologie alternative a quelle che emettono CEMRF.

Queste misure sono necessarie per tutelare la salute dei cittadini italiani e garantire un futuro sostenibile per il Paese.

Per capirne di più, abbiamo ascoltato il parere di Giuseppe Teodoro, tecnico, vice-presidente di Ecoland. I punti maggiormente incriminati, sono i seguenti:

• Art. 1, comma 6: “Le Regioni e gli Enti locali favoriscono la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica non limitando a particolari aree del territorio la possibilità di installazione”. Così commenta Giuseppe Teodoro: “Tale disposizione mira a sottrarre ai comuni il potere regolamentare di gestire la localizzazione degli impianti attraverso una analitica pianificazione, secondo i criteri indicati dall’art. 8, comma 6 della Legge 36/2001. E poiché esso e l’unico strumento a disposizione degli enti locali per razionalizzare nel proprio territorio le infrastrutture, secondo criteri di composizione delle esigenze di copertura del servizio radioelettrico e di tutela della popolazione dalla esposizione ai campi elettromagnetici e di salvaguardia dell’ambiente, non è opportuno accogliere una disposizione che estende illimitatamente la disponibilità dei territori ad accogliere sorgenti di emissione elettromagnetica.“

• Art. 1, comma 18: “L’autorizzazione all’installazione delle reti pubbliche di comunicazione elettronica comprende la valutazione di compatibilità delle relative opere infrastrutturali con la disciplina urbanistica ed edilizia e costituisce titolo unico per la loro installazione”. Il commento di Teodoro: “Tale disposizione, in un’ottica di eccessiva semplificazione, tende ad accorpare la valutazione dell’autorizzazione alla installazione di infrastrutture con quella relativa alla disciplina urbanistica delle stesse. Essa rappresenta una pericolosa forzatura, in quanto rischia di privare l’ente locale del suo potere di verificare la compatibilità urbanistica dell’impianto [..]”.

• Art. 1, comma 20: “[…] sono soggette ad autocertificazione di attivazione [..] le installazioni e le modificazioni, ivi comprese le modificazioni delle caratteristiche trasmissive degli impianti di cui al presente articolo, degli impianti radioelettrici per trasmissione punto-punto e punto-multipunto e degli impianti radioelettrici per l’accesso a reti di comunicazione ad uso pubblico con potenza massima al connettore d’antenna inferiore o uguale a 10 watt e con dimensione della superficie radiante non superiore a 0,5 metri quadrati.” Comma 4-ter: “[..]l’installazione e l’attivazione di apparati di rete caratterizzati da una potenza massima trasmessa in uplink inferiore o uguale a 100mW, e da una potenza massima di connettore di antenna, in dowlink, inferiore o uguale a 5 W, e aventi un ingombro fisico non superiore a 20 litri, possono essere effettuate senza alcuna comunicazione all’ente locale e agli organismi competenti ad effettuare i controlli di cui all’art. 14 L. 36/2001”. Così Teodoro: “Tale disposizione introduce l’ennesima procedura semplificativa per le tipologie di impianti che raggiungono una potenza di 10 watt, derogando ai vincoli di controllo che spetterebbero agli enti locali, ma anche alle Arpa regionali”.

Quanto all’Art. 1, comma 26 così commenta di Teodoro: “Con tale disposizione si apportano modifiche alla norma che fa eludere l’applicazione del vincolo paesaggistico [..] ad alcune tipologie di impianti radioelettrici, estendendo tale deroga anche agli impianti temporanei e a quelli per il cui impatto è contemplata l’autorizzazione dell’ente locale. Si tratta di una disposizione irricevibile, poiché, estendendo la deroga per il controllo del vincolo paesaggistico ad ogni tipologia di impianto, consente, di fatto, la localizzazione delle infrastrutture di comunicazione elettronica in ogni ambito del territorio, senza alcun limite di carattere ambientale.”

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